Ita: Appena iniziato a fare i quadri è sorto un problema: la firma.
In basso a destra nell’angolino? in un dettaglio del quadro? sul fianco della tela?
Su forse due disegni ho optato per la classica sigla in basso a destra, ma l’ho sempre trovata una cosa destabilizzante, classica.
Non dico che su altri quadri mi dia fastidio, ma sui miei, la firma sul davanti proprio non la tollero, mi confonde non poco.
Quel piccolo dettaglio mi scombussola tutto, è come se mi dovessi concentrare su quello più che sul quadro, e non va bene, quindi la decisione è stata abbastanza semplice:
LA FIRMA VA SUL RETRO.
E’ una cosa che alle mostre mi chiedono spesso, e tutte le volte devo spiegarlo: voglio che il quadro sia IL quadro; quando lo guardi è importante che ti focalizzi su cosa è il quadro per te e sui dettagli familiari che ci puoi trovare per entrare in sintonia con esso, senza avere quello scarabocchio che disturba. Lo trovo anche un rendere ciò che vedi un po’ più personale, non c’è la mia firma ad urlare:
“Ehi, guarda, l’ho fatto io, guardalo come se fosse mio e basta”.
Si certo, il quadro l’ho fatto io, ma sei tu che lo stai guardando, sei tu che devi dargli un significato e renderlo tuo.
Quindi ho stabilito uno mio schemino, che utilizzo in ogni quadro, sul retro della tela, non cambia mai (se non piccoli dettagli dovuti all’evoluzione del mio percorso artistico, ovviamente).
La trovo una cosa molto importante, quasi catartica. Nel processo creativo è una delle parti che preferisco, la routine che mi fa pensare “Ok, è finito, posso essere io, posso essere il mio quadro”.
In quel momento il quadro diventa così una parte di me a tutti gli effetti.
E così è lo schema: le dimensioni in alto a sinistra, la data in alto a destra, nome completo sul lato sinistro, in basso a sinistra il logo, in basso a destra le iniziali e, più o meno al centro, titolo e firma breve.
Deve essere così, e finché il quadro non è finito non deve avere nulla di tutto ciò sul retro. Quando lo faccio è proprio liberatorio: si, ora puoi essere mio, restando di tutti. Eng: As soon as I started making paintings, a problem arose: the signature.
Bottom right in the corner? in a detail of the picture? on the side of the canvas?
On perhaps two drawings, I opted for the classic abbreviation at the bottom right, but I always found it a destabilizing, classic thing.
I'm not saying that on other paintings it bothers me, but on mine, the signature on the front just doesn't tolerate it, it confuses me a lot.
That little detail upsets me all, it's as if I had to concentrate on that more than on the picture, and it's not a good thing, so the decision was quite simple:
THE SIGNATURE GOES ON THE BACK.
It is something that often ask me at exhibitions, and every time I have to explain it: I want the painting to be THE painting; when you look at it, it is important that you focus on what the picture is for you and on the familiar details that you can find to tune in to it, without having that disturbing doodle. I also find it to make what you see a little more personal, there is not my signature to scream:
"Hey, look, I did it, look at it as if it were mine and that's it."
Yes, of course, I made the picture, but it is you who are looking at it, it is you who must give it meaning and make it yours.
So I established one of my sketches, which I use in every painting, on the back of the canvas, it never changes (except for small details due to the evolution of my artistic path, of course).
I find it a very important, almost cathartic thing. In the creative process it is one of my favorite parts, the routine that makes me think "Ok, it's finished, it can be me, I can be my picture".
At that moment the picture thus becomes a part of me in all respects.
And so is the scheme: the dimensions at the top left, the date at the top right, full name on the left side, the logo at the bottom left, the initials at the bottom right and, more or less in the center, title and signature short.
It must be so, and as long as the painting is not finished it must not have any of this on the back. When I do it it is really liberating: yes, now you can be mine, remaining of everyone #DCB
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